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Roy Lichtenstein |
On the way
Cielo bigio, nuvolini e nuvoloni. Bianche (quelle tenere),
grigie (mmmm…) e nere. Sin cattive.
Qualche goccia inizia a cadere e si alza pure il vento.
Brrr… Fa anche freddo. Accelero il passo, per evitare di aprire l’ombrello, che
è nella borsa zainetto sulle spalle. Niente da fare.
Londra non perdona. Sole caldo e tempaccio nella stessa
giornata. Neppure il mese di maggio dà la possibilità di avere un weather
stabile. Niente da fare.
Guardo intorno alla ricerca di un sostegno psicologico. Ma gli
inglesi non aprono l’ombrello. Loro sanno che in genere la loro pioggia è breve.
E poi è strana. Non bagna così tanto come le altre. Sarà per il vento che
soffia sempre: yes, porta via le gocce.
Ma io cedo e mi riparo sotto quel similombrellino cinese che
trema a ogni folata. E vado.
Prima di recarmi alla Tate Modern però mi fermo in
cattedrale. St. Paul mi aspetta quando vado là. Immensa nel suo stile barocco,
lascia senza parole, proprio come tutte queste opere immortali.
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Millennium Bridge |
Ed è
un’esperienza senza prezzo avviarsi da lì sul Millennium Bridge, che porta all’altra
sponda del Tamigi. Corri, cammini, osservi e ti fermi. Ti senti grande bello e
importante mentre ci passi sopra. È luccicante (è di acciaio) e imponente. E
guardi giù le barchette e le ondine dell’antico e anche scherzoso Tamigi. Loro
si osservano, complici. The River Thames ne ha da raccontare.
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Roy Lichtenstein |
Alla Tate
La Tate Gallery in questi giorni e fino al 27 maggio 2013 ospita
le opere dell’americano Roy Lichtenstein, “l’artista del fumetto”, precursore della Pop Art.
Arrivo, entro e ...mi illumino d’immenso!
“Era un uomo felice. Sorrideva sempre”. Queste le parole di
un suo caro amico alla richiesta di farne una breve descrizione.
E in effetti una sua serenità mista a umorismo traspare in
tutte le sue opere. Saranno i colori, il contenuto delle didascalie nelle
nuvolette (i balloons), il Mickey (Mouse) che saltella su un molo a farci
sorridere. Sembra voler prendere in giro Roy Lichtenstein, ma bonariamente e
seriamente. Con impegno e profondità. Infatti la direttrice della mostra,
Sheena Wagstaff, lo descrive come un artista che dietro un’apparente
superficialità nasconde uno studio molto accurato della cultura popolare. La
sua ricerca di voler essere unico in un’epoca di riproduzione di massa
è fondamentale.
I fumetti
La maggior parte dei suoi quadri riproduce fumetti ed è per
quello che è ricordato. Ma non solo. La maggior parte è ripresa da fumetti
veri, quelli di un tal Steve Roper, firmati Saunders & Overgard.
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Steve Roper |
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Il "Whamm" di Roy Lichtenstein |
La tecnica
Era ebreo, era ordinatissimo e anche molto molto preciso.
Basti vedere i suoi quadri: sono "a pois", detti ‘Ben-Day dot' (il “puntinato”?), che sono una sua invenzione. Questo suo stile
di pittura ne ha fatto un degnissimo rappresentante della Pop Art. Con tutti
quei pallini così precisi da lasciar esterrefatti. Lui ci lavorava così
assiduamente perché voleva che sembrassero finti e infatti a prima vista
sembrano a stampa industriale.
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Il ‘Ben-Day dot' |
Lichtenstein aveva trovato la fama con una mostra alla Castelli
Gallery nel 1962 e per molto tempo aveva insegnato arte.
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The Artist Studio |
Se ne è andato nel 1997 di una morte improvvisa, di
polmonite a 73 anni, dopo un vita dedicata alle sue opere. Viveva per esse e
appena riusciva, si rintanava nel suo studio.
Il suo studio
Quello studio che si trova spesso rappresentato nei suoi
dipinti (The Artist Studio) e che ha tutto tranne che del tipico gabinetto di
colori. Si vedono un divano, dei vasi e i suoi dipinti. Quindi una
rappresentazione di un salotto. Un salotto a rappresentarne l’accoglienza. Per
se stesso e per gli altri.
Il paragone con
Warhol
Guai paragonarlo a Andy Warhol, anche se a prima vista lo
ricorda tantissimo. Usano metodi completamente diversi.
Le sue opere
Le opere sono 130 circa, fra i suoi più famosi e
riconoscibili dipinti come il “Whamm” e il Look Mickey”,
ma non mancano le
sculture di ceramica e di ottone, i disegni, i collage e i dipinti meno noti,
come i nudi e i paesaggi ispirati alla Cina degli ultimi anni.
Bellissima anche la sua stanza degli specchi e divertentissime
le copie di Picasso, Matisse, Monet, Ce’zanne, Le’ger, Marc, Mondrian, Dali’,
Carrà.
Sembra un artista “facile” da capire e per questo forse che
è tra i miei preferiti.
Non a caso il suo The Artist Studio (una riproduzione
purtroppo) è stata all’entrata di casa mia per ben 20 e passa anni.
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The Artist Studio - Via Mola 4 Como |
Bellissima la stanza degli specchi,
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(foto fatta da me) |
(foto fatta da me) |
la presa in giro di Picasso (notarne i simboli sessuali e quel punto esclamativo in alto in alto),
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(foto fatta da me) |
la scultura
della donnina che corre (una linea unica di un paio di tette, di un culone e di
un ciuffo di capelli a forma di pennello).
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(foto fatta da me) |
Tenerissimo il paesaggio: nuvole e cielo di pois e
pennellate di mare!
Ma e i riferimenti alla Cina? Con quegli omini piccolini, come
nascosti?
Beh, insomma… Che tipo questo Roy. Viene proprio voglia di
capirlo, seguirlo e conoscerne la genialità.
Che dire ancora? Forse che l’arte, se e quando la capisci,
appassiona e arricchisce. Oltre a essere “per sempre”.
Grazie di cuore, Roy.
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Barbara's watching |
http://www.lichtensteinfoundation.org