martedì 4 dicembre 2012

ROBA DI AMILCARE - Vai in una trattoria e...


Perché può anche essere così.
Vivi una vita in mezzo al benessere (-esperienza personale, ovviamente-).

Viaggi, case in montagna, cenette in ristoranti bellissimi di tutti i tipi: moderni, alternativi, eleganti, originali.
E stai bene. Ridi, vivi, scherzi, giochi, stai ore al telefono con la tua amica.

Poi arriva questo lui.
Che ti porta in una via di Milano; una strada che ormai è una Casba. Sembra di essere in Arabia.
Sono tutti scuri. Ma tutti!
E ti porta in un ristorante, che spicca fra un’infilata di Kebab e negozi di cineserie. Ma spicca proprio. Un atollo in mezzo al mare.
Una trattoria milanese tipica tipica.
Dove entri e tutto cambia.
Sparisce la Milano Araba.

Vedi subito tavolini con quella classica tovaglia a quadretti. E il bancone del bar di alluminio. Dove c’è credo sempre uno che sbevazza il suo bicer de vin.
E il resto alla tua destra è tutto apparecchiato. Ma non è il semplice fasullo. E’ il semplice, perché è semplice. Non studiato. Perché forse “si fa così”.
Non ci sono le tovagliette di carta da macellaio. Perché il poco raffinato deve fare chic.
E’ così e basta.
E c’è anche un dietro. Un’altra stanza. Uguale a quella davanti.
E’ la Trattoria Amilcare. E Amilcare è seduto in uno dei tavolini.
Poi c’è una lei che ci sa fare coi clienti, un lui che cucina e un lui al già citato bancone.
Che logicamente è tutta una famiglia.
I kebabiani, quelli là fuori, qui non entrano.
Vedi solo italiani. Che è bello ogni tanto stare tra di noi. (Nessun razzismo che sia chiaro!)
E mangi la cotoletta alla milanese, il bollito, le verdurine fresche, la pasta al pomodoro, le patate bollite col prezzemolo. I pomodori con la cipolla.

“Sai Anna, una volta di ristoranti così ce n’erano a ogni angolo”
- Ops, Per me è la prima volta – Almeno: a Milano – Almeno: da tempo.  -
“La bellezza di questo posto sta proprio nello spiccare in mezzo al cambiamento di una città, piena di stranieri (in questo caso) o di ristoranti alla moda. Sta nell’essere rimasto rappresentante di un ricordo.
In quel ricordo dove c’era spontaneità.
Sai, vorrei portarci anche il mio amico Pinco Pallo e Bingo e Bango. Questo posto è istruttivo. Ti fa capire che… Ti fa capire che…”
Insomma ti fa capire quello che c’è da capire.
Non è per tutti. Non credo che tutti possano comprenderlo. E’ per quelli che ne “hanno bisogno”.
E io, dopo anni di scarpe lucide, di abiti modaioli, di discorsi leggeri, di parrucchieri di grido e di lustrini e lustretti, rimango basita. Affascinata. Questa ricerca estenuante del “vero” di questo lui, mi rilassa. E’ la ricerca, la scelta che mi piace. Non l’obbligo, non perché il diversamente non si può fare.
E’ come se fossi uscita da un film. Dove non ho più bisogno di recitare. Dove posso essere me stessa.

Ah, e altro piccolo particolare: in tre qui la spesa è 29 euro. Ma non a testa. In totale.
30 con la mancia.

Amilcare. La trattoria…

sabato 28 luglio 2012

ALLA FERMATA DEL TRENO


Buongiorno Concita Bangbang!
Ti vedo. Ti immagino.
Oggi sei in una di quelle stazioni impolverate dei film western. Quelle in mezzo al niente, dove passa un treno al giorno.
Sei bella ed elegante, anche nel tuo pantalone sdrucito e nella maglietta sudata. E' bianca e anche se un po' vissuta, fa intuire che è nuova e che era stata stirata bene. La pelle del tuo viso è navigata, rugosetta, ma brillante, viva. Sei abbronzata e questo fa risaltare i tuoi denti bianchi.
Sei una donna sana.
Al collo risplende il tuo ciondolino, quello della mamma. Unico gioiello sopra di te.
Ti dà quel tocco di tradizione, di persona con un certo stile.


Osservi il trascorrere del tempo. Sei seduta su una panchina da un po', le mani appoggiate sul grembo e il tuo immancabile sorriso. Discreto e rilassato.
Spesso te ne vai lì. Ti piace fare la spettatrice, osservare l'agitazione degli altri.
Il momento clou è quando arriva il treno. Sempre scendono bambini saltellanti. Si rincorrono. Si fanno dispetti complici.

Menti vergini, che devono ancora imparare la vita. Spesso inciampano maldestri e cercano la mamma, il papà. I genitori che ci sono. E che sono presenti per quel che possono. Un po' stanchi, indaffarati. Coscienti. Consapevoli del loro ruolo.
Hanno valigie, carrozzine, marsupi. Il libro che parla di ecologia. Hanno abiti in sintonia con l'ecosistema. Si sono documentati e sono coerenti. Forse sono anche vegetariani. Poveretti: un gran da fare per far parte di questa vita.
Perché si illudono che si debba far così e cosà. Perché si realizzano se decidono di essere in un modo o nell'altro.
Ma anche per loro il tempo passa. Inesorabile. Cadenzato. Tic, tac. Tic, tac.
Concita li guardi e non capisci. Ma che arroganza, che ottusità. "Io sono migliore" sembra vogliano urlare. E palesano le loro scelte il più possibile.

Scuoti la testa. Purtroppo anche loro arriveranno a quella panchina nella stazione.
Perché ci arrivano tutti.
Anche i vegetariani.
Che festa quando arriva il treno. Tutta la stazione si vivacizza.
Si riempie di persone che si danno da fare. Che seguono tracce preimpostate, preordinate. E c'è un via vai di coscienze che vogliono e desiderano e devono e dovrebbero.
Per poi sparire nei loro impegni e lasciare di nuovo il proscenio al silenzio.







Allora vince il sole che batte implacabile e rende l'atmosfera surreale.
Con i grilli che cantano forte forte.
















Concita si alza e va verso casa.
Tranquilla.
Ha tante cose da fare. Tante? Hahahahaha. Tantissime.
E quindi forse farà un po' di giardinaggio. Ma forse.
Forse leggerà un libro. Ma forse...
Ma forse...


sabato 12 maggio 2012

SENZA FRETTA...



Che giornata fantastica.
Fuori è c’è quel matto del sole. Accompagnato dal rumore delle macchine. Esatto. Dai loro clacson, dalle loro accelerate.
Dalla vita che “ha da fare”.

Genny ha la tapparella semi abbassata, ma non è buio. La luce è molto forte e si appropria di quasi tutto.

Ecco che passa un ferrovecchio, che forse ha il silenziatore che non funziona.
Si sente persino quando cambia.

Genny si fa una risatina.
"Andate, andate gente".
Lei è diversa ormai.
Non appartiene più a quello stress.
E quindi oggi è seduta sul divano, che sembra far nulla.
Stupidi!
Genny ha tanto da fare: pensa e legge e briga e disfa.
Ha persino compilato una lista di “Cose Da Fare”, perché sono tante.

Si è soltanto liberata delle spine.
Soltanto?

Lasciatela stare. Le botte le ha già prese.
Ne ha prese tante e senza volerlo.

Lasciatela in pace. Ha bisogno di silenzi.
Di quiete, senza che nessuno la tiri per la giacca.

Tutta la vita l'ha passata a rincorrere doveri.
"Corri corri bambina.
Alzati devi imparare a scrivere. A leggere".
Ah, la scuola...
E poi un salto nel matrimonio. Per diventare adulta.
"Devi giocare a fare la “grande, forza!”."

Uff. Ma come si fa?

Ma ci ha provato.
"Buongiorno, buonasera. Prego, si accomodi". Dove era finita la sua vita misteriosa? Semplice, solitaria e VERA!
"Ehi gioia, ehi darling a che ora ci vediamo?". Ma che finzione tutto quel berciare.
"Ma che bella borsa….". La borsa era bella. Ma a Genny in fondo cosa interessava?
E subito arrivarono le bellissime figlie.
Una gioia immensa e l'abbandono definitivo dei suoi occhioni da bambina.
Pediatra, pappette, educazione, giochi, doveri, il bene e il male, scuole, professoriiiii....
Puf... Puf...
Anche lui ci voleva. L’amante?
Ma che barba... Noooo. Mai!

Tutto un correre, correre. Per sfidare il tempo. Perché voleva fare tutto.

Poi la rottura. Finalmente tutto questo meccanismo, questa vita su di giri fece un bel capitombolo!
E arrivò la fine dell'inutile.
Fu faticoso, Genny.
Ti ho vista sanguinare. Ti ho vista piangere.
Ma anche forte. Decisa. Volevi vincere.
E ce l'hai fatta...
E ritorni bambina ora.
Vuoi iniziare tutto da capo, perché è come se improvvisamente ti avessero resettato la vita.

Non trovi più niente. Niente di valido a cui aggrapparti.
Che sia stata una vita inutile?
No... E' servita per farti arrivare a questo punto.
Perché ora puoi!

Maggio duemiladodici.
Tutto da costruire.

Senza fretta….

Basta disperdersi in quella follia. Piano. Genny si muove lenta. E decisa!!


E poi oggi c’è una luce in fondo alla galleria.
Un uomo inondato di luce, ti sorride.
O una donna? O una capra? O un Prato Fiorito?
Ti fa segno di avvicinarti.

E’ bellissimo. Ha il sorriso pieno di denti bianchissimi.
Ha una mano dolce.

Genny ha alzato la testa e lo guarda.
Si scalda violentemente. Sente una gioia inaudita. Una gioia inaspettata che la possiede.

Si siede e osserva. Felice del momento.

"Grazie di avermi donato questa emozione". Lei lo sa che non accade spesso. E che può lasciarsi andare.

Genny si incammina.

Senza fretta….



lunedì 19 marzo 2012

E MI FATE L'OCCHIOLINO. PLIN!


In questo momento prezioso di silenzio, di tranquillità, dove tutti dormono... Voglio pensare a voi.
Sono quasi le quattro del mattino.
Shhhhhh. Tutto tace. No! Ho sentito una macchina passare. Hehhehehe. L'unico segno di vita. Ora ancora il silenzio.
Mi è passata davanti una vostra foto. Che belli. Che fortuna aver avuto dei genitori. Purtroppo non accade a tutti tutti. E dei genitori come voi, naturalmente. E soprattutto per così tanti anni.

Adesso non ci siete più, ma chissà perché non sento la vostra mancanza.
Ancora no.
E voglio fare un sognetto.
Vorrei immaginarvi insieme, che vi incontrate da qualche parte.
Non so. Sulle nuvole.

Tu papà porgi la mano alla mamma. La stavi aspettando. "Nonostante tutto"... :-)
Il tuo è un gesto nobile, aggraziato. Elegante. Come sempre sei stato.
E tu mamma gli prendi la mano. Sei un po' stupita.
Non riesci a capire bene dove sei e che succede.
Ma come sempre ti lasci andare, fiduciosa.
Vi abbracciate.

Mi date le spalle e iniziate a camminare. Vi allontanate. Siete felici.
Le nuvole vi avvolgono.
Arrivate davanti a una specie di porta.
Papà te la apre, mamma.
E improvvisamente con un boato muto compare un grappolo di amici.
Sbeng.
Cambio di scena. Verso di me ancora tutto quel mare di nuvole. Vuoto e lento.
E lì in fondo voi inondati di gente.
Vi vengono incontro.
Alcuni con le mani alzate, altri aperte.
Tutti contenti di rivedervi.
Vi abbracciate, vi baciate. Con alcuni vi fate anche un balletto buffo...
Nell'aria c'è musica, anche se non si sente!

Eh sì.
Ormai siete tutti "di là". Qui di voi è rimasto ben poco..

Già state iniziando i vostri soliti giochi, vi state raccontando un po' di vita vecchia. Sembra che tutto sia finalmente tornato come prima. Solo che siete più felici. Più "leggeri"...

Non so. Vi vedo vestiti di bianco. In lino. Con il cappello hawaiano in testa. Gli occhiali da sole. C'è tanta luce.

Giorgioooo.....
Augustaaaaaa...
Vittoriooooo...
Ameliaaaa...
Mei....
Alberto...

La scena si ferma con questo movimento. Eterno.
E papà però si volta verso di me. Tutto si blocca, come in uno stop di pellicola. Allora anche la mamma mi guarda.

E mi fate l'occhiolino...

Non è bellissimo?

Ciao mami papi.





????????E i Brillanti???????

sabato 17 marzo 2012

QUALCOSA E' CAMBIATO - Ma non è un film...




Jolie Janet che fai?
Oggi camminavi nella folla. Ti ho vista.
Il tuo sguardo era sereno. Alzavi gli occhi al cielo, come per portargli via ancora più energia di quella che cresce in te.
Giorno dopo giorno.
Il tuo sguardo è fermo, nobile. Tranquillo. E'... invulnerabile.
Ho visto che ridevi nel vedere la vita scorrere nei corpi delle persone che incontravi. Nelle case che quasi parlavano, come anche nei negozi, nei lampioni, nelle auto.
Tutto aveva un'altra luce. Le ambulanze che passavano: miii mooo, miii mooo... Il vigile che fischiava al pistola che voleva fare il furbo: fihhhhhh, fihhhhhhhh....
Le scemette che ridevano mangiando il gelato, il ragazzotto che sapeva di bagnoschiuma. Mmmmmmm. Che tenero.

Diccelo.
Sorride silenziosa e abbassa un po' il capo. Di sbieco. Dolcemente. Nella sua voce si sente una pace disarmante. Come quella di una persona che è riuscita a salvarsi dopo aver visto la morte in faccia.
- "E' vero. E' così.

Adesso sto bene. Mi sento forte. Sapessi come sono tranquilla. Penso che in tutti questi anni il mio io interiore (la mia anima) si fosse addormentato. Ora si è risvegliato. Finalmente riesco a essere me stessa. Prima non facevo che correre, che sbattermi di qua e di là. Poverina. In tutto questo tempo (tantissimo!) non ero mai riuscita a fermarmi. Ad accarezzarmi. A capirmi. Vivevo tutto senza partecipare. Non ero che un corpo in balia dell'improvvisazione.
Ma ora (e così sia) qualcosa è cambiato. Beh... qualcosa... TUTTO è cambiato.
E' vero.
Grazie di averlo notato."

Infatti io lo so che ora li senti i profumi Jolie Janet.
Che li vedi i colori. Che ascolti le persone, le loro voci. Il loro cuore.

Ma cosa ti è successo JJ?

- "E' che non potevo farcela da sola. E' che ho sempre avuto bisogno di lei."

 ????????????????? (Incomprensione)

- "Hahahahaha... Sì eccomi ancora a parlare di lei. Lei, lei, lei tutta la vita.
La mamma.
Incredibile.
Insomma è difficile da spiegare.
Ascoltami attentamente.
Lei, la mammina, era sempre stata dentro di me. Come tante volte ho già cercato già di spiegare. Mi aveva messa al mondo e mi aveva sempre tenuto la mano.
Poi tanto tempo fa a un certo punto mi ha abbandonata. Il perché non lo si sa.

Era sempre viva e vegeta, era sempre nel suo ruolo di mamma, ma aveva rotto con me.
E non c'è stato niente da fare.
E così, senza saperlo da quel momento in poi senza di lei non sono più riuscita a "percepirmi". A essere una persona completa.
Come spiegarlo? Ero come un fiore spezzato, un mocio mezzo pulito e mezzo sporco, un metronomo scombinato.
Un pesce che si sbatte, perché esce dall'acqua troppo spesso e fuori... puff puff puff..."

Hehehehe. Che buffa.
In effetti è vero, Jolie Janet
Ti vedevo saltare sui tavoli, ballare ore e ore. Ridere senza un perché. Animaletto sperduto.


- "Sino ad arrivare a oggi. A oggi che la mia mammina se n'è andata. Ha abbandonato il suo corpo. Ed è ENTRATA in me.
Mi ha quindi ripreso la mano. E io sono tornata a essere fortissima. Perché lei mi protegge. Mi sostiene sempre e ovunque.
Non è fantastico?"

Ti volti e te ne vai. Continui il tuo cammino. Vuoi godere di ogni minima cosa. Vuoi "godertela". Senti una forza incredibile crescere dentro di te. Sei due persone, di cui una potentissima.
Sarà mai possibile?

La tua mamma è morta un mese fa. E si è messa al tuo fianco per darti ancora la mano. Come quando eri piccola.
Sai, è probabile che mentre era in vita non poteva più possederti. Siccome tu dovevi crescere, aveva pensato di doverti far andare con le tue gambe. Se no sarebbe stato anacronistico. Innaturale. Sbagliato.
Che questo succeda solo a te o a tutti non lo sappiamo.

Il fatto è che tu sei diversa ora.
Guardati: i tuoi passi sono decisi. Ti vedo al rallentatore, dove i tuoi capelli lucidi e morbidi fluttuano al ritmo della camminata. La tua pelle è levigata e il tuo corpo sinuoso.
Come in un film... Hehehehehehe... Con anche il suono di una musica particolare. Studiata per te.
Il male ti rimbalza addosso e tutto si colora di gioia.


Ci sono tante e poche parole per esprimere tutto questo.
Userò le più semplici:
E' BELLO! E' BELLA. SEI BELLA JOLIE JANET. La luce ti esce da ogni poro.

E te lo meriti... Certo. Sono passati tanti anni... troppi.
Tanti anni...
Troppi.
.....
Troppi.

Sì qualcosa è cambiato.
Molto cambiato...
Cambiatissimo.


                                                             Cazzo! (cit. Nonna Bubba)


mercoledì 22 febbraio 2012

LE VOSTRE VOCI, AMICI MIEI



La casa si è chiusa.
Ma anche la luce. Era tenue ormai. Si vedeva poco e ogni tanto.
C'era ancora qualche voce. Ehm... beh... qualche vocina...
Qualche squillo di telefono. Ops...Squillini...

Anche la casa parlava storta. Con quelle mattonelle del giardino tutte squinternate.

Con le piante troppo alte. Cavolo....da potare. Alcune morte o cadute. I sentieri... inesistenti ormai.
Pezzi di intonaco dappertutto.
Insomma. Un tonfo dopo l'altro...
Luci che saltavano.
Allagamenti improvvisi.
Perdite di gas... Aiutoooo.



Però però però.
La tua casina sbilenca c'era.
Ce l'hai fatta, l'hai tenuta in piedi fino all'ultimo, mammina.
E c'era un bel caldino dentro.
C'erano le tue canzoncine.
C'era il richiamo.

https://www.facebook.com/video/video.php?v=388022364548

Venite quiiiii. Venite quiiiii...
Io vi voglio benisssimissimsisisssssimissssssssssssimo.
Anche se ormai i denti che ti erano caduti erano due (che fastidio...).
Anche se eri su una sedia a rotelle.
E ci stringevi la mano, per poi stancarti subito.



E poi è arrivato il 9 febbraio.
Là nella tua stanzina eri tutta fredda. Ghiacciata ghiacciata. Ma mi sembravi uguale a prima.
Come eri serena. Compita.
Non mi sono spaventata nel non vederti muovere più niente.
No!
Non mi parlavi più da tempo... E allo stesso modo te ne stavi zitta. Come prima.



Mammina mia. Ora però sta succedendo qualcosa.
I giorni passano e nella mia testa continuano a entrare pensieri, ricordi. Pensieri e ricordi.
E diventi grande dentro di me.
Quanto sei importante... Il mio appoggio. La mia isola felice. Lo eri e lo sei stata per molto tempo.
Poi gli anni ti hanno piano piano portata via da me.
Ma perché? E' la vita? Qualcosa non mi quadra.

E il tuo funerale?
Che giornata strana... Bellissima... Surreale...
Tu eri ormai al cimitero.
E noi a scaldare la tua casa.
Ma sapessi che gioia rivedere tutti.
Gli amici di sempre. A ridere e scherzare...
Quelli che ti vogliono bene.
Persone che hanno vissuto la mia infanzia, il mio crescere.
E tu mammina?
Erano tutti lì per te. Per noi.
Per l'ultima volta?

Quelle voci antiche... Gioia per le mie orecchie tristi.
Quelle telefonate. Di quelli che avevano qualcosa da dirmi.

Che ai tempi avevano tenuto aperta "la casa".
Che avevano parlato anche con te, mammina.

Che sono la mia storia.
La nostra storia.

Ora però qualcosa si delinea nella mia testa.
Un pensiero.... Una sensazione. Mi sembra di comprendere, di sciogliere un mistero lungo 30 e passa anni.
E' sempre più forte. Entra dentro di me con prepotenza e gran rumore.
Beng, sbedebeng!!
Mamma, tutti questi ricordi improvvisi mi dicono, mi urlano che dopo di te, dopo che mi sono sposata e sono uscita di casa, l'Anna Scolari non c'è più stata.
Uscita da quella casa, dalla nostra bella dolce casina, mamma... Io ho smesso di respirare. Di essere me stessa.
Ma??????

Io ho smesso di essere la tua bambina e con quello ho perso identità.
Quella Annina dolce, che volevi tu. Che voleva la tua mano. Che era felice se tu eri in casa.
A cui bastavi. E che non aveva più bisogno di altro.

E da allora sino ad ora ("allora-ora") io lo so che cosa ho fatto.
Ho recitato.
Sono entrata in un ruolo. Ho fatto l'attrice.

E' stato difficile, mammina.
Ma mi domando, perché?????
Non ero capace di andare con le me gambe. Forse.

Va bene.
Ne prendo atto.
Non soffro. Ormai mi sono abituata a star senza di te.
Però mi coccolo nel ricordo.
Che più che di fatti, è di sensazioni.
Di quella serenità. Di quello stare bene.
Di sapere di averti vicino, ma soprattutto che averti era un'esplosione di pace.
E vorrei ritrovarmi.
Riprendermi per mano. Con la tua mano.

Ciao mammina.
Guardami da lassù per favore.

Io qui faccio del mio meglio per sopravvivere. Per sopravviverti.
Ehi, ehi, ehi... Non ci sono tragedie.
Prendo solo coscienza di uno stato di fatto.
Irreversibile.

E ancora come un flash, a tamburo mi ritornano quelle voci.
Sono state loro a farmi rientrare in quella mia testa di bambina.
A risvegliarmi tutto questo.

Le vostre voci, amici miei...
Ancora, ancora...
Dai....
Ad honrem:

La vispa Teresa

Un giorno Teresa
Avea tra l'erbetta
Al volo sorpresa
Gentil farfalletta.

E tutta giuliva
Stringendola viva
Gridava a distesa
"L'ho presa, l'ho presa".

"Tu sì mi fai male
Stringendomi l'ale.
Deh, lasciami. Anch'io
Son figlia di Dio".

Confusa e pentita
Teresa arrossì.
Dischiuse le dita
E quella fuggì. (bye, bye).


                                                                    Ciao mamma!


domenica 5 febbraio 2012

MA TU CI CREDI? Una faccia, due tette, un culetto. Un corpo. E un'anima!


Ma sì. E' sempre tutto bello.
Ma veramente!
Perché quegli occhi ce l'hanno sempre quel sorriso! Che viene da dentro.
Un fiore appena spuntato,

la neve che imbianca il panorama, l'amica che ti vuole bene e si occupa di te. L'aria fresca che ti senti sul viso, i bei respiri profondi riconoscenti alla vita.
Ma anche altro e altro e altro. Molto altro!
Eppure Jolie Janet continua a sentire quel peso.
Come una morsa, una stretta al cuore, un peso sullo sterno che sale piano paio fino ad arrivare in gola.
Non riesce a smorzare la sua gioia. Quella di prima, quella che ha sempre stampata sul viso. Come se fosse una foto bloccata. Che non si può ritoccare.
Eppure gli angoli della bocca piano piano cambiano direzione.
L'occhio rimane felice, ma si sbarra... Cosa vede? Con NON vede?


Le gambe si fermano.
Spunta un punto di domanda sulla sua testa. Visibile. Fluorescente! Tic, tac. Tic, tac. Si accende e si spegne. Come quelle insegne per strada.


Jolie Janet lo sa, che è normale. Che può succedere.

Che bisogna volersi bene e donarsi agli altri.

Che la vita è poca roba, ma un dono irrinunciabile.

Guarda in alto. Perché siete tutti lassù?

Guarda dritta, davanti a sé. Perché non vi voglio più?

Guarda accanto a sè. Si attacca alla sua mano. Forte e salda.

"Tienimi, per favore"
"Ma certo amore. Ma certo"...

Ma certo amore, ma certo?
Ma certo amore, ma certo?
.........
Ma certo amore, ma certo!
Hahahahahaha... Certo!

Ehi, guardala laggiù Janet Jolie...
E' scappata e corre e salta di gioia. Raccoglie fiorellini e acchiappa le farfalle.
E ride, a crepapelle!!!





mercoledì 18 gennaio 2012

LA VITA E' UNO STATO MENTALE - L'importante è accorgersene


Perché la nostra mente elabora. Lavora, lavora, lavora.
E a volte inventa quello che non c'è.
O travisa la "realtà". Ma quale realtà?
-----------------------------------
Potrei fare il giardiniere.

"Fare in modo che quei colori e quel profumo siano la mia vita nuova.
(.......)
Perché non so spiegare.
(.......)
Proverò così a cambiare la mia vita.
(.......)
Riconoscere i bisogni dai fasulli, che son tanti e sono così prepotenti.
Ma mi vedi in mezzo a questi fiori
Ho ricominciato a vivere a colori
Ma i più belli forse sono dentro al cuore
Che vi posso raccontare e condividerli con te
E a me piace più di prima la mia vita
Perché ridimensionata si è pulita
Come questa pianta e questi fiori nuovi che profumano la sera
E che danno un senso nuovo
Danno un senso che non c'era..." (F.Concato)




O il Presidente.

"Sicurezza, tranquillità e un meritato riposo.
Tutti gli scopi che ho perseguito
presto li avrò raggiunti.
La vita .... è uno stato mentale." (Oltre Il Giardino-film-scena finale)




E forse smetterla di preoccuparmi di quello che mi "sembra di vedere".

E che quindi SEMBRA.
E che quindi NON E'.
Non "E'" mai.
Hehehehehehehe: la realtà è la nostra immaginazione.

E' COME LA VEDIAMO. In quel momento, a quell'ora, con quella luce e nelle condizioni mentali in cui si è in quell'attimo.

E allora camminiamo sull'acqua.



E sprofondiamo quell'ombrello nel vuoto.

Perché si può...

E....

S-cic, s-ciac. S-cic, s-ciac. Camminiamo e andiamo.



Qualcosa accadrà.