martedì 1 novembre 2022

Luigi, il caprone



3 marzo 2018
Un bel giorno abbiamo deciso di prendere un caprone.
Lo abbiamo chiamato Luigi.
Era un cucciolino.
Lo abbiamo messo insieme ai nostri cinque cavalli.
È successo un pandemonio.
Tutti a dargli calci e ad allontanarlo. A isolarlo.
Lui è stato tutto triste e solo fino a che Evita (una cavalla) non ha deciso di tenerselo sotto la pancia, proteggendolo.
Così l’ha salvato dalla furia degli altri.
Si è pure fatta venire il latte. Davvero! Lo allattava. Ho visto io personalmente il latte sulle labbra del caprone.
Poi piano piano tutti si sono abituati alla sua presenza e nel tempo (almeno sei mesi) hanno iniziato a convivere.
E Luigi ha creduto di essere un cavallo.
Poi è scoppiato.
Dopo tre anni ha iniziato a dare i numeri.
Qualsiasi umano gli si avvicinasse, partiva in quarta cercando di incornarlo!
Chissà forse gli mancava una femmina.
Fatto sta che lo abbiamo regalato al gregge del vicino.
Ma anche lì il povero Luigi ha avuto le sue magagne.
È stato ammazzato in battaglia dal caprone capo di quel vicinato.
Quindi la natura ci dice che:
- è difficile accettare chi è diverso da noi.
- il diverso non può diventare uguale a noi: deve poter mantenere la sua natura, altrimenti sclera.
- si deve integrare, senza diventare un delinquente, altrimenti viene cacciato.
- l’ambiente lo deve poter aiutare.
- una volta sradicato dal suo ceppo d’origine, fa fatica a tornare dai suoi consanguinei. Quindi, se mal gestito, è un pesce fuori d’acqua ovunque.
E visto che non siamo animali, cerchiamo di usare un po’ di buon senso. Difficile, vero? Ma non impossibile.
Buon voto!