lunedì 29 agosto 2016

MORTE AL PODERE

Carcassa di un animale
- Ma cos’è? Non sarà una lepre?
Sì è proprio lei, ma non corre. È solo ossa. Esatto, un cranio con la spina dorsale, riversi e abbandonati nel prato.
Scarnificati per bene.
Roba da film dell’orrore.
Eppure qui al podere non si fa più caso a questo. Fa parte di una natura senza cemento e senza asfalto.
Sempre più raramente ci capita di entrare completamente nel verde e, quando accade, scopriamo realtà che non conosciamo più e che probabilmente risiedono in una memoria lontana. Ci appartengono, ma sono parte delle nostre vite precedenti, dei nostri antenati.
Mi riferisco a noi, che viviamo in luoghi occupati per la maggior parte da costruzioni e che abbiamo sì contatti con la natura, ma la viviamo filtrata, come “addomesticata”.
Qui no. Qui al podere non c’è molto di filtrato. Le cose sono così come sono sempre state; sono  selvagge.
E il selvaggio non sempre fa piacere, perché a volte è anche cruento e noi per l’appunto non ne siamo più abituati.
È proprio il caso di utilizzare la frase fatta “Non abbiamo più i sensori di una volta, quelli che ancora sono presenti negli animali”.
Esatto, è così! Non li abbiamo più. O almeno è così per la maggior parte di noi.
Quando ci troviamo a vivere come potrebbe essere stato una volta (appunto nel selvaggio), ecco che incontriamo difficoltà o perlomeno ci capita di stupirci di tante situazioni in realtà naturali.
Come la morte e l’uccidersi.
La morte al podere è la realtà che più mi ha colpito.
Naturalmente la morte degli animali, non quella umana.
E non è che sia poi stata così tanto ad approfondire la vita delle bestie, mi è capitato e basta.
Con un ritmo quotidiano.
Per loro uccidersi e mangiarsi è una cosa naturale.
E naturale vuole dire che fa parte della loro vita.

Faceva parte anche della nostra fino a qualche tempo fa e se provo anche io a fare l’animale (come in realtà sono ed ero), dovrei immaginarmi affamata a correre dietro a una gallina o a una volpe, a ucciderla (con tutto il sangue zampillante) e a iniziare ad azzannarla, strappandone le carni e ingoiandole. Crude.
Mi immagino la scena.
Con tutta la bocca rossa e la povera bestia inerme a terra.
Magari che ha ancora qualche singulto di vita.

Siamo sempre nel film dell’orrore, no?

Eppure tanti anni fa (ma tanti) questa immagine non era così desueta.

Oggi la storia è (per fortuna) riservata soltanto agli animali.
Almeno qui da noi!
Le bestie fanno così. Tutte, tranne quelle erbivore, ovvio.
Finché osserviamo tutto questo in quelle selvatiche, ne proviamo orrore, ma ne riconosciamo l’immagine.
Cambia invece quando ad esempio a uccidere sono i miei cagnolini dolci e fedeli. Vivono qui dalla nascita e non sanno cosa sia un guinzaglio: sono quindi parzialmente selvaggi.
Per loro, a parte gli animali che riconoscono come “intoccabili” e quindi della famiglia, tutto il resto è papabile.
Azzannano animali vivi e li sbranano.
Ecco che allora cambia la solfa. Fa proprio effetto!
E guardate che non è un gran piacere per la vista…
Io però non me la sento di sgridarli.
Perché dovrei?
Seguono il loro istinto.
Muoki, Cattle Dog, che ha sbranato volpe

Non solo loro, è così anche per i miei gatti.

Si comportano come i cani di cui sopra.Si comportano come i cani di cui sopra.E per me è davvero incredibile, nel senso che mi stupisce.
Mi lascia davvero un po’ sconvolta: non ne sono abituata!
Invece vedo che le persone che abitano qui da tutta la vita, ne sono avvezze.
Non ci fanno neanche caso.
Vanno a caccia, perché fa parte della loro tradizione, uccidono galline e altri animali (gli tirano il collo senza batter ciglio). E sono tutte persone civili e buone. Veramente.
Ecco. E adesso arrivano le considerazioni.

Un bel pezzettone succulento...

Questo accade perché siamo carnivori. Ovvero onnivori.
Quindi abbiamo nel nostro piatto anche la carne e di conseguenza la desideriamo nella nostra alimentazione.
...Avanzi...

Ma sarà davvero così oggi?
Siamo davvero ancora bisognosi di carne?
E ancora: sappiamo che mangiando una bistecca quella apparteneva a qualcosa di vivente? A una dolcissima mucca, che correva libera nel prato e che allattava i suoi vitellini?
No, non credo.
Lo sappiamo ma non ci pensiamo.
Non essendoci quei sensori che abbiamo detto… in realtà mangiamo senza capire che succede.
Ma qui sorge una ulteriore complicazione.
Perché la carne che mangiamo oggi non appartiene per niente a quel tipo di animale, ma a una povera mucca segregata e rinchiusa in una stalla. Stipata, riempita di ormoni e antibiotici. Pare.
Roba da accapponare la pelle, ragazzi.
Ma questo è un altro pensiero.
Importantissimo e da prendere in considerazione, ma non rientra nel mio discorsetto di oggi.
Io ora vorrei parlarvi della morte, dell’uccidersi e del mangiarsi.
La sopravvivenza è legata al nutrirsi. Senza mangiare si muore, non ci sono storie.
Noi esseri umani moderni pare che abbiamo la possibilità di scegliere cosa (e dove) mangiare.
Certo che trovo molto giusto non uccidere animali per lo scopo di alimentarsi.
Non voglio che si uccidano animali.
Non voglio che si uccida nessuno.
Ma mi sorgono mille domande.
È proprio così la storia?
Civiltà ed evoluzione della specie significa anche non uccidere?
Quindi non mangiare animali (la carne).
Ma come sarà mai possibile?
Proprio qui in questo mondo senza asfalto e cemento ho notato con più evidenza, che anche solo camminando nel prato davanti a casa, senza volerlo ad ogni passo uccido animali: tutto l’humus che vive nella terra: formiche, lombrichi, grilli, cicale eccetera.
Se una porca di zanzara mi punge… Non la inseguo armata fino ai denti, odiandola nel tentativo di farla fuori?
Ma e allora?

Non si deve uccidere solo l’animale da una certa taglia in su?
Non credo proprio.

Inoltre qui al podere questa morte, che fa proprio parte della quotidianità, sembra essere addirittura “naturale” (non inorridite!).
Un giorno c’è il gattino bello e carino e il giorno dopo qualche volpe l’ha mangiato.
È cattiva la volpe?
No, ha fame lei e avrà anche i suoi cuccioli da sfamare.
Noi possiamo scegliere: se uccidere (anche indirettamente e quindi mangiare carne o pesce) oppure no.
Sarebbe meglio di no.
Uccidere è cattivo.
Ma vivendo qui (anche se non sarei mai capace di uccidere neanche una formica) non me la sento più di dire che mangiare la carne sia qualcosa di poco etico.
Mi sembra che faccia parte del circolo della vita, al quale non possiamo sottrarci.
Ecco. Tutte queste tante parole, soltanto per dirvi questo.
Che magari sapete già; magari per voi questo è un argomento già approfondito.
Per me non lo era.
Facciamo i buoni, i civili e cerchiamo di essere vegetariani.
Però, per favore, cerchiamo anche di renderci conto che, in qualche modo, è una FORZATURA.
O perlomeno sembra che lo sia.

Abbracciandovi,

a
Uccellini appena nati