giovedì 23 gennaio 2014

LA LETTERINA

Quella busta sopra il comò porta la scritta:
Da leggere “…dopo”.


È stata aperta, si vede. Perché Chetto infatti è disteso nel letto. È bianco, è freddo, è immobile. Sì, è morto, è nel “… dopo”!

Chissà cosa ha pensato scrivendola, chissà se ha immaginato tutto questo.

Forse anche no, perché sono pensieri che si preferisce non vivere da ancora vivi.

E quella busta sopra il comò è nel corridoio. E vede passare tutti, è testimone degli eventi di questo “dopo”. E passa Simona con Raffaella, la cugina della vita. Che gioia vederla con la sua mamma, la zia Lella, che è sempre bella, perché poi fa anche la rima. Tutti i cugini, perché arriva Aurelia, con Machi e il Luca, che non se ne vuole più andare e lo devono spingere fuori dalla porta. Non vuole “staccare”, non vuole “mollarli”.

Ma chi li vuole mollare più?

Sono così belli tutti insieme.

E la Mimma che pacata, silenziosa, attenta passa da una stanza all’altra per vedere se tutto è a posto. Per salutare gli amici di sempre che sono accorsi numerosi, col cuore in mano e le lacrime trattenute per lei e per il Chetto a loro tanto tanto caro.


Perché poi c’è quel divano in sala che è sempre pieno di gente e c’è il telefono che squilla in continuazione.



“Cosa rispondo? “– “Scrivi: -Un abbraccio, grazie- che va bene!”.

“Era Luca al telefono… Mi ha raccontato tutta la sua vita. Che carino…”

La Manu sembra distratta a destra e a sinistra dalle mille cose, ma non perde di vista la sua mamma. Che stia bene, che non molli. Ogni tanto “grugnisce”, quando subodora intorno a sé la superficialità. Imperterrita combatte questa partita persa in partenza, ma non demorde: non li sopporta gli arroganti. E si vede!

La Chiara, così bella, così “mamma” dolce, così “cara”. Quanto cuore in quella giovane donnina, quanta saggezza bella… Con la sua Bianchina: è lì anche lei, con i suoi sorrisissimi e il suo immacolato argento vivo.

E Filippo grande, alto, forte. Con le sue mani così protettive. Che appena ha potuto le ha appoggiate sulla schiena della Manu. “Sono qui, stai tranquilla, mamma.”… Sembra proprio che parlino.

Alice con quegli occhi intelligentissimi, che osservano e sorridono. Che sanno che lì sono al sicuro. Lì in quella bella famiglia. Pronta a uccidere, chiunque la attacchi…

Simona che sdrammatizza ogni momento cruciale. Consola, risolve, parla nei momenti di mutismo. Col suo Alberto, nel suo silenzio presentissimo, con le sue pochissime parole, ma basilari.

La Camillina che tutto risolve e la dolcissima Ita, dallo sguardo buono.

Ma che bella famiglia, ma che bella unione.

E mano a mano che il tempo passa quella letterina sul comò è sempre più luminosa. A guardarla bene sembra persino sorridere.

In mezzo alle tante lacrime sa benissimo che nel cuore di ogni componente della sua bella famiglia, lui, il Chetto, ha lasciato un segno incancellabile.

Lui, depositario unico e impagabile di una dirittura morale esemplare, li ha cresciuti dritti e sani.

In una famiglia tutta (quasi) al femminile, Chetto unico rappresentante maschile è bastato e anche avanzato.






Che bell’esempio maschile ha lasciato in eredità.


Sta arrivando l’impresa. Fra poco lo portano via.

La letterina si stropiccia per un momento.


Ma passa qualcuno di loro e senza troppo pensare la risistema, la ridistende quasi con una carezza.



La letterina si rasserena e ritorna a risplendere.
È tranquilla ora.
Sa che loro non saranno mai soli!