venerdì 17 maggio 2013

VADO ALLA MOSTRA E POI ROY LICHTENSTEIN





Roy Lichtenstein
On the way
Cielo bigio, nuvolini e nuvoloni. Bianche (quelle tenere), grigie (mmmm…) e nere. Sin cattive.
Qualche goccia inizia a cadere e si alza pure il vento. Brrr… Fa anche freddo. Accelero il passo, per evitare di aprire l’ombrello, che è nella borsa zainetto sulle spalle. Niente da fare.
Londra non perdona. Sole caldo e tempaccio nella stessa giornata. Neppure il mese di maggio dà la possibilità di avere un weather stabile. Niente da fare.

Guardo intorno alla ricerca di un sostegno psicologico. Ma gli inglesi non aprono l’ombrello. Loro sanno che in genere la loro pioggia è breve. E poi è strana. Non bagna così tanto come le altre. Sarà per il vento che soffia sempre: yes, porta via le gocce.
Ma io cedo e mi riparo sotto quel similombrellino cinese che trema a ogni folata. E vado.
Prima di recarmi alla Tate Modern però mi fermo in cattedrale. St. Paul mi aspetta quando vado là. Immensa nel suo stile barocco, lascia senza parole, proprio come tutte queste opere immortali.
Millennium Bridge

Ed è un’esperienza senza prezzo avviarsi da lì sul Millennium Bridge, che porta all’altra sponda del Tamigi. Corri, cammini, osservi e ti fermi. Ti senti grande bello e importante mentre ci passi sopra. È luccicante (è di acciaio) e imponente. E guardi giù le barchette e le ondine dell’antico e anche scherzoso Tamigi. Loro si osservano, complici. The River Thames ne ha da raccontare.

Roy Lichtenstein
Alla Tate
La Tate Gallery in questi giorni e fino al 27 maggio 2013 ospita le opere dell’americano Roy Lichtenstein, “l’artista del fumetto”, precursore della Pop Art.
Arrivo, entro e ...mi illumino d’immenso!
“Era un uomo felice. Sorrideva sempre”. Queste le parole di un suo caro amico alla richiesta di farne una breve descrizione.
E in effetti una sua serenità mista a umorismo traspare in tutte le sue opere. Saranno i colori, il contenuto delle didascalie nelle nuvolette (i balloons), il Mickey (Mouse) che saltella su un molo a farci sorridere. Sembra voler prendere in giro Roy Lichtenstein, ma bonariamente e seriamente. Con impegno e profondità. Infatti la direttrice della mostra, Sheena Wagstaff, lo descrive come un artista che dietro un’apparente superficialità nasconde uno studio molto accurato della cultura popolare. La sua ricerca di voler essere unico in un’epoca di riproduzione di massa è fondamentale.
I fumetti
La maggior parte dei suoi quadri riproduce fumetti ed è per quello che è ricordato. Ma non solo. La maggior parte è ripresa da fumetti veri, quelli di un tal Steve Roper, firmati Saunders & Overgard.
Steve Roper

Il "Whamm" di Roy Lichtenstein
La tecnica
Era ebreo, era ordinatissimo e anche molto molto preciso.
Basti vedere i suoi quadri: sono "a pois", detti ‘Ben-Day dot' (il “puntinato”?), che sono una sua invenzione. Questo suo stile di pittura ne ha fatto un degnissimo rappresentante della Pop Art. Con tutti quei pallini così precisi da lasciar esterrefatti. Lui ci lavorava così assiduamente perché voleva che sembrassero finti e infatti a prima vista sembrano a stampa industriale.
Il ‘Ben-Day dot'

Lichtenstein aveva trovato la fama con una mostra alla Castelli Gallery nel 1962 e per molto tempo aveva insegnato arte.
The Artist Studio
Se ne è andato nel 1997 di una morte improvvisa, di polmonite a 73 anni, dopo un vita dedicata alle sue opere. Viveva per esse e appena riusciva, si rintanava nel suo studio.
Il suo studio
Quello studio che si trova spesso rappresentato nei suoi dipinti (The Artist Studio) e che ha tutto tranne che del tipico gabinetto di colori. Si vedono un divano, dei vasi e i suoi dipinti. Quindi una rappresentazione di un salotto. Un salotto a rappresentarne l’accoglienza. Per se stesso e per gli altri.

Il paragone con Warhol
Guai paragonarlo a Andy Warhol, anche se a prima vista lo ricorda tantissimo. Usano metodi completamente diversi.
Le sue opere
Le opere sono 130 circa, fra i suoi più famosi e riconoscibili dipinti come il “Whamm” e il Look Mickey”, 
ma non mancano le sculture di ceramica e di ottone, i disegni, i collage e i dipinti meno noti, come i nudi e i paesaggi ispirati alla Cina degli ultimi anni.
Bellissima anche la sua stanza degli specchi e divertentissime le copie di Picasso, Matisse, Monet, Ce’zanne, Le’ger, Marc, Mondrian, Dali’, Carrà.
Sembra un artista “facile” da capire e per questo forse che è tra i miei preferiti.
Non a caso il suo The Artist Studio (una riproduzione purtroppo) è stata all’entrata di casa mia per ben 20 e passa anni.
The Artist Studio - Via Mola 4 Como

Bellissima la stanza degli specchi,
(foto fatta da me)

(foto fatta da me)













la presa in giro di Picasso (notarne i simboli sessuali e quel punto esclamativo in alto in alto),
(foto fatta da me)
la scultura della donnina che corre (una linea unica di un paio di tette, di un culone e di un ciuffo di capelli a forma di pennello).
(foto fatta da me)

Tenerissimo il paesaggio: nuvole e cielo di pois e pennellate di mare!
Ma e i riferimenti alla Cina? Con quegli omini piccolini, come nascosti?


Beh, insomma… Che tipo questo Roy. Viene proprio voglia di capirlo, seguirlo e conoscerne la genialità.

Che dire ancora? Forse che l’arte, se e quando la capisci, appassiona e arricchisce. Oltre a essere “per sempre”.

Grazie di cuore, Roy.
Barbara's watching
Pagina da visitare:
http://www.lichtensteinfoundation.org